14 giugno 2008

Paolo

Io alla sfiga non ci credo, però Paolo era il più sfigato dei colleghi di lavoro.
Di “Paoli” ce n’erano 3 o 4, così quando qualcuno chiedeva: “quale Paolo?” per indicare lui la risposta era:”lo sfigato”.
Se doveva capitare qualcosa potevi star sicuro che capitava a lui.
I ladri … a casa sua, il motorino … rubato, l’auto … i guasti più strani, lavoravi assieme a lui … acquazzoni fuori dalla norma.

Aveva iniziato a correre assieme a Roberto, Emilio e Luciano, ed io andavo ad incoraggiarli alla Venice Marathon, sono stati loro a contagiarmi con il virus della corsa.
Poi è stato bloccato dalla schiena, anche lui come me con l’ernia, e mi telefonava cercando consigli prima di quell’intervento chirurgico che poi lo ha obbligato a smettere di correre. Mi aspettava lungo il tracciato della Venice e mi accompagnava con la sua bicletta rossa per un po’ di km, subendo le maledizioni degli altri podisti. Con la sua calma, la sua pacatezza, le sue poche parole, trasmetteva la serenità che mi serviva nei momenti di maggior fatica. Quante volte, alla domenica, durante le uscite di lungo, lo incrociavo, lui girava la bici e mi accompagnava per un po’, quattro parole sui programmi futuri e via.
Ci accomunava anche la musica, avevamo gusti simili, variegati ... Pink Floyd, Bon Jovi, Marillon, Litfiba non mancavano nell'autoradio quando uno spostamento della sede di lavoro ci ha riunito nella stessa auto, assieme ad altri per risparmiare i costi.
Anche quando le nostre strade lavorative si sono divise era sempre un piacere incontrarlo (a differenza di altri ex colleghi), si era instaurato un feeling particolare, una delle mille sfaccettature della parola amicizia.
Poi la passione per la montagna, però diversa dalla mia, lui andava su, sempre più su. Si era preso anche il patentino di guida alpina. Quel sabato doveva andare a scalare assieme a Luciano, ma questo all’ultimo momento ha dato forfait, così Paolo è uscito assieme ad un altro suo amico. Erano in cordata, e per un momento una croda lo ha nascosto dalla vista dell’amico. Quest’ultimo ha sentito uno strattone, non una parola, quando lo ha rivisto era penzoloni, colpito alla testa da un sasso venuto giù da chissà dove. Aveva il caschetto ma non è servito a niente.
Quando la sfiga è la più forte.
Questo accadeva sabato 15 giugno 2002, 6 anni fa.
Non riesco a dimenticarlo, quando mi alleno sulle strade vicino a casa sua me lo vedo ancora al fianco, e sono sicuro che mi accompagnerà anche sulle sue montagne.
Durante la Camignada (quando riuscirò a farla) correremo insieme, come non abbiamo mai fatto.