19 luglio 2008

Linee

La razza umana, in questa sua esistenza, si è contraddistinta anche per avere segnato una innumerevole quantità di linee sul territorio. Soprattutto linee di divisione, di separazione, di demarcazione. “Di qua ci sto io, tu sei diverso da me, e devi startene di là”

Recandoci all’estremo est della nostra nazione, dopo Trieste, un primo confine di Stato lo incontriamo con la Slovenia. Ce lo ricordano due vecchie tettoie che pian pianino vengono sommerse dalle erbacce; la natura è più forte e tenace dell’uomo. Proseguendo ancora arriva la Croazia, dove guardiani stanchi ed assonnati ci guardano in faccia (come se dalla faccia si riconoscesse chi e cosa veramente sei) e fanno finta di guardare i documenti che presentiamo loro.

Nelle città di villeggiatura invece è un brulicare di nazionalità. Tutta Europa (ma veramente TUTTA) si ritrova con un unico fine, quello di trascorrere un periodo di pace (in tutti i sensi).

Finalmente ho incontrato una linea di unione. Proprio in prossimità del luogo dove soggiornavo un vecchio e malandato cartello stradale mi ricordava che ero alla metà esatta fra il polo nord e l’equatore. Il 45° parallelo, una linea immaginaria che unisce, fra le altre, le città di Torino, Bordeaux (Francia), Ottawa (Canada), Minneapolis (USA), Portland (USA, estremo Far West), Hokkaido (Giappone), Harbin (Cina), Krasnodar (Russia).

Mi sono ritrovato ad oltrepassarlo innumerevoli volte durante le mie corse, ed ogni volta sentivo dentro di me un qualcosa che mi univa a quelle città, un qualcosa libero da confini, senza diversità di lingua, senza altri tipi di diversità; un qualcosa di “sportivo”, di “olimpico” . Come lo si potrebbe chiamare questo “qualcosa”?