02 febbraio 2009

Il maratoneta da 3 a 4 ore - Incontro con Bordin e Panetta


L'altra sera, assieme a Donatella e ad un centinaio di astanti, abbiamo partecipato ad un incontro con Francesco Panetta e Gelindo Bordin (nella foto vincitore della corsa CPT di Canizzano nel 1979).
Evento organizzato dal negozio Brema Sport di Martellago nell'ambito di una collaborazione con Diadora, rimasto l'unico marchio italiano di abbigliamento e calzature sportive.
Hanno parlato esclusivamente di maratona amatoriale, e Bordin ha spiegato la sua teoria riguardante gli allenamenti per amatori/master che ambiscono ad un tempo finale che va dalle 3 alle 4 ore, cioè la stragrande maggioranza di noi.
Lui aveva ottenuto il suo clou negli anni 1986/90, ed è rientrato lo scorso anno dopo quasi 20 anni di totale abbandono (ed anche qualche sigaretta), e l'adozione di questo metodo lo ha portato a terminare la Maratona di Torino in 3h05.

Anche lui rifiuta le tabelle preconfezionate, ma sostiene che ognuno può seguire questo semplice schema.

La preparazione va fatta in 3 periodi, il primo dedicato maggiormente al fondo (possibilmente collinare), il secondo alla ricerca della velocità, il terzo di raggruppamento dei due precedenti. Questi mesi vanno divisi in microcicli di 2 settimane, con 3-4 allenamenti a settimana da effettuare con questa successione: fondo lento - ripetute - fondo lento - medio o progressivo; nel primo e terzo periodo, un volta ogni 15 giorni, va fatto un fondo lungo in progressione di ritmo, incrementandolo ed arrivando ad un massimo di 3 ore da fare un paio di volte, l'ultima 20 giorni prima della gara.
A suo parere il fondi lenti devono essere corsi ... più lenti possibile, al limite del malessere fisico (per fare in modo che il fisico si abitui il più possibile ad usare "grassi") senza usare il cronometro, mentre velocità e ritmo gara arrivano con le ripetute dai 400mt ai 4km e con medi e progressivi (cercando di abituarsi a correre anche questi due senza tempi parziali, a sensazione).
Dopo la gara va fatto un buon periodo di recupero e rigenerazione muscolare, per cui si può partecipare a 2, al massimo 3, maratone all'anno.
Il tutto senza tralasciare i propri stili vita, ad esempio continuando a bersi tranquillamente buon vino o birra e mangiando un po' di tutto.

Alcune domande rivolte dal pubblico hanno cercato dei chiarimenti, però mi sono rimasti dei grossi dubbi.

Il concetto generale è valido, ma forse è stato troppo semplificato.
I maratoneti (o aspiranti tali) si dividono in 3 categorie nette:
1- quelli che stanno preparando la prima maratona, e si attaccano alle miriadi di sfaccettature che stanno in mezzo fra il metodo Katzen puro e Gigliotti;
2- quelli che ricercano un miglioramento, e si attaccano al cronometro;
3- quelli che si sono accorti di aver sorpassato il loro Top e fanno maratone solo per diletto, e si attaccano ... al fondo (in tutti i sensi).
E poi un conto è risvegliare i mitocondri assopiti di un campione purosangue (quello che sta facendo anche Pizzolato), cosa molto diversa è smuovere la pancia di un bancario dalla sua scrivania.
A mio parere 4 ore, 3h45', 3h30', 3h15' , 3h00', sono dei veri e propri gradini alti come montagne per molti corridori (anche una limatura del personale è un gradino), e richiedono preparazioni diverse sopratutto dedicate alle carenze di ogni singolo.

Dopo la prima maratona tutti, TUTTI, desiderano abbassare il proprio tempo, per cui "L'Umano" DEVE immancabilmente aumentare il numero di allenamenti settimanali e la loro qualità. DEVE prendere conoscenza e coscienza dei propri limiti (anche con test) e limarli progressivamente. Più scende con i tempi DEVE addirittura cambiare ed adeguare il proprio stile di vita privata e sociale, ad esempio controllando l'alimentazione ed adeguandosi al maggior tempo impiegato per gli allenamenti; quando ci si avvicina alle 3 ore nessuno, NESSUNO, riesce a prenderlo come un semplice passatempo. Ed alla fine DEVE mettere in conto che esistono anche gli infortuni, e che diventano sempre più probabili aumentando lo stress allenante, ed ecco che diventano necessari periodi di carico e di scarico all'interno dello stesso periodo di preparazione.
Ultima considerazione personale: chi la corre in 4 ore, se in allenamento fa al massimo 3 ore, dove trova in gara le energie e la "testa" per l'ora che gli manca? Bordin mi ha risposto:"con i progressivi ci riesce, fidati", io invece penso che quello è proprio il momento del "buco nero" e, se non lo si allena, col cavolo si riesce a superarlo.

Sicuramente mi verranno in mente anche altre cose da approfondire in quello che sarà un seguito a questo incontro che verrà fatto più avanti, e su questo chiedo aiuto anche a voi.