07 febbraio 2009

Riflessioni ... alla finestra


Porca miseria piove grosso anche stamattina, così salta la prevista seduta di 5x1000 su terra con le chiodate, e non potrò farla nemmeno se spiove, ci sarà troppo fango.

Per qualcuno la corsa è quello che dovrebbe essere, cioè puro divertimento, evasione, gioia. Per altri, me compreso, invece la corsa diventa sfida, a cui si accompagnano impegno, sacrifici che obiettivamente esistono ma non pesano, a volte anche dolori.
Sfida contro qualcuno, contro qualcosa (un cronometro...) o semplicemente contro se stessi.
In questi anni ho incontrato degli avversari con cui misurarmi, quelli che vanno più o meno alla stessa mia velocità e che mi ritrovo ad ogni gara, anche loro con periodi di forma o di crisi, per cui … qualche volta arrivano prima loro, qualche volta prima io. A volte mi inserisco nel gruppetto che viaggia più avanti del solito, ma poi inesorabilmente mi staccano, a volte mi ritrovo in quello più indietro, ed allora riesco ad accelerare finché negli ultimi km riconosco sempre le solite facce. Qualcuno ha un decadimento, magari quello un po’ più vecchiotto che sinceramente mi dispiace veder faticare sempre più indietro, ma si aggiungono anche volti nuovi, giovani, che sempre più spesso poi volano più avanti.
Diventa sfida anche quella contro certe gare, quelle che ho terminato con l'amaro in bocca perché … perché … qualcosa non è andato per il verso giusto; nonostante le avessi ben preparate è arrivata qualche sofferenza imprevista, che a volte le ha fatte diventare una tribolazione.
Di solito mi capita con quelle che affronto per la prima volta, con il percorso che non conosco, peggio ancora se in collina/montagna. Questi smacchi inesorabilmente mi fanno sentire “l’obbligo” di ripresentarmi l’anno successivo, e vedo che SEMPRE la seconda volta miglioro il tempo precedente.
Qualcuno, non ricordo chi, diceva:"per vincere una gara bisogna partire più veloce possibile, e dopo ... aumentare ancora". Ho assimilato troppo questa nozione, e per vincere la gara contro me stesso ho il vizio di partire sempre troppo veloce, alla ricerca di un ulteriore aumento che a dire il vero a volte arriva, ma più spesso, con il contributo anche delle avversità di un percorso sconosciuto, si trasforma inesorabilmente in affaticamento.
Ed allora devo partire con il preconcetto che quel giorno devo fare un allenamento, e SEMPRE mi ritrovo a migliorare il primo tempo fatto l'anno precedente.
Un buon allenamento come quello che intendo fare quest'anno alla Due Rocche.
I commenti su sacrifici e dolori ve li risparmio, ognuno ha i suoi e se li tiene (magari si potessero portare in banca anche quelli).

Peccato, quella di oggi sarebbe stata una seduta di ... puro divertimento (oppure no?).
Opterò per qualcos'altro, però quando smetterà di piovere.