27 maggio 2009

Acido Lattico, libro sul web


Da leggere.

Saverio Fattori: "Acido Lattico"
sottotitolo "L'eccellenza atletica è un capolavoro che attende solo di essere inquinato".

Il libro è dello scorso anno, Gaffi Editore, ma si può scaricare liberamente da questa pagina.

Recensione 1:
Acido Lattico è la storia di Claudio Seregni, un mezzofondista che ha, come “atleta evoluto”, l’ambizione di partecipare alle olimpiadi di Pechino. Ma rimarrà sempre Seregni Claudio, una promessa delle categorie giovanili come ce ne sono tante, spinto dall’orribile urgenza di emergere dall’anonima mediocrità. Fra allenatori, dirigenti, medici senza scrupoli e guru new age, precipita nel gorgo dell’epo e degli steroidi. Gli allenamenti ossessivi fra capannoni dismessi, la miseria delle relazioni umane in nome di una pratica sportiva ai margini della tossicodipendenza, le vite solitarie e disperate degli atleti sono la cifra di un romanzo nerissimo ed istruttivo.
Alessandro Castellari (la Repubblica ed. Bologna, rubrica Lettura Mista, martedì 18 febbraio)

Recensione 2
La solitudine, l’instabilità delle cose terrene, l’elemento comico che si fonde con quello tragico, sono al centro anche della vicenda di Claudio Seregni, atleta. Seregni Claudio cerca un pensiero pulito. Deve concentrarsi su numeri, prestazioni cronometriche da raggiungere, le date delle prossime gare., leggiamo nell’incipit. Claudio Seregni si ammazza di allenamenti e sopporta (male) un carico di rancore verso gli altri. È un uomo che prende appunti minuziosi sui fallimenti degli altri, sulle meteore dell’ambiente sportivo. Tutte le promesse mancate, tutto il potenziale disperso delle giovani speranze dell’agonismo sono il suo nutrimento. È razzista, Seregni. All’inizio del romanzo insulta un magrebino e la sua ragazza, poi salta giù dall’autobus e si mette a correre come un vigliacco dotato di buone gambe. La sua arroganza è quella di chi vive ogni incontro, ogni situazione come un potenziale detonatore: Quando un estraneo mi chiede che lavoro faccio, con una sobria aria di superiorità sul mio interlocutore, dico: i cinquemila. Mi compiaccio di quei secondi di imbarazzo e curiosità e attendo la replica. Cosa fai? Corro, sui cinquemila metri ho ottenuto i risultati migliori. Atletica! Fantastico! Gli anelli, il corpo libero! No, quella è la ginnastica, ho detto che corro. Atletica leggera. E ti pagano? Non abbastanza. Beh, non è mai abbastanza, ma fai una cosa bellissima. Non ho le ferie e nessuna forma di previdenza, corro dodici mesi all’anno, in genere due allenamenti al giorno, se ho un infortunio e non posso gareggiare si fa pesante, non corro per un gruppo sportivo militare, la mia società mi passa un mensile fisso ridicolo. Capisco. Non credo. Ambizione: ecco di cosa parla Acido lattico. Con schiettezza ed anti-buonismo, con un andamento a spirale limpido e secco, Fattori mette a fuoco l'angoscia di non farcela a diventare qualcuno, di rimanere intrappolati nell’orrido purgatorio dei “non ancora”. Messo a nudo davanti alle sue inquietudini, l’animale uomo non è più una gazzella ma un tossico impantanato in quei buoni propositi che a lungo andare sono diventati smania, delirio, gravosa ossessione. L’atletica leggera non è lo sport che va per la maggiore in una nazione di pallonari. Nell’atletica leggera, quando le Olimpiadi si profilano all’orizzonte, devi dannarti l’anima se vuoi essere notato. I protagonisti sono gli altri. Gli altri possono rubarti facilmente la scena, estrometterti, renderti ombra tra le ombre di un’avvilente nullità. È a questo che pensa Seregni Claudio mentre chiede al suo corpo di non arrendersi a ogni sofferenza, al più irrevocabile declino. Scritta magistralmente, con la stessa ricchezza di particolari e profondità di esposizione che caratterizzavano le prove precedenti, l’ultima opera di Saverio Fattori è grande narrativa dal contenuto amaro e spietato. Come lo sport, come la vita reale.
Nino G. D’Attis