22 maggio 2010

ritorno

Rieccomi.
12 ore di differenza come fuso orario sono una mazzata, anzi sono due mazzate, una all'andata ed una al ritorno.
Tanto per fare un'esempio qua sono le 3 del pomeriggio, là erano le 3 di notte e viceversa.
Comunque ... non ho parole.
Troppe cose sono diverse da qua, si può definirlo esattamente "un'altro mondo"; tanto per dirne una abbiamo rimesso le scarpe ai piedi, là perfino nella capitale si usavano solamente infradito (ve li vedete tutti i romani in giro per le strade in ciabatte?) mentre nelle case si entrava a piedi nudi.
Inserisco solo qualche foto dei quasi 10Giga che ho riempito, ho deciso che aprirò una pagina/blog apposita dove racconterò per filo e per segno ogni singola giornata di questa avventura, se siete interessati pù avanti comunicherò l'indirizzo.
Per definira avventura mi viene in aiuto una frase di Umberto Eco che dice più o meno così: Un'avventura non deve essere necessariamente pericolosa; è molto più pericoloso e meno avventuoroso tuffarsi nell'inquinatissimo fiume Lambro a Milano piuttosto che nuotare con gli squali in Polinesia.
Ebbene con gli squali ci ho nuotato e vi garantisco che, anche se li definicono innoqui, quando ti puntano l'adrenalina sale, specialmetnte dopo che li ho visti cosa fanno delle ossa di una gallina.

Concludo con la frase che ho lasciata scritta nell'ultimo diario d'albergo dentro al quale i visitatori commentavano i loro soggiorni:
"Cercavamo acque, assieme a queste abbiamo trovato terre; cercavamo solitudini, assieme a queste abbiamo trovaro persone meravigliose." Ioranà, buongiorno, era la parola pronunciata con estrema gentilezza con la quale ci salutavano gli sconosciuti che incontravamo per strada, qua se ti vengono addosso nemmeno si voltano, è questa la civiltà che noi vorremmo esportare? Oppure avremmo solo da imparare?