27 giugno 2010

Il corridore di retro via


Non ce ne rendiamo conto.
A volte la nostra mente riesce a far fare al nostro corpo delle cose che viste in precedenza o a posteriori sembrano impossibili.
A volte ritroviamo dentro di noi delle forze che normalmente non abbiamo.
A volte sembra che ci guidi un filo invisibile, quasi un burattinaio sopra di noi che ci comandi.

Avevo nelle gambe al massimo un'ora di autonomia, in piano, corsa a fatica domenica scorsa.
Questa settimana, nelle 2 uscite da 45 minuti, la testa ed il fisico non ne hanno voluto sapere di qualcosina in più.
Ecco che potevo affrontare i quasi 11km sali-scendi della Campo San Daniele Campo (e che sali e che scendi) in una sola maniera, cercando di finirla.

Sicuramente è il percorso più tecnico che ho mai corso, il più difficile, forse anche troppo difficile, e forse per questo motivo non attira grandi numeri di partecipanti.
E' un Trail troppo corto per entrare nella "elite", ma troppo arduo perchè partecipi la "massa". Si incontrano praticamente tutti i tipi di fondo e di pendenze che può regalare la montagna sia in salita che in discesa, dal pochissimo asfalto allo stretto sentiero in sottobosco quasi al buio, dallo sterrato erto al 30% ai sassi che scappano da sotto i piedi, dai gradoni fino a veri e propri guadi ... d'ammollo. Insomma ben poco per distrarsi, bisognava rimanere quasi sempre ben concentrati.
A posteriori, me la sono goduta?
No e si.
No perchè questo tipo di percorsi me li posso godere veramente solo se sono ben preparato, mentre in questo periodo devo solo cercare di gestirmi per arrivare al termine e sopratutto per non farmi male, per cui l'attenzione va a cose che non sono i profumi o i paesaggi.
Si perchè alla fin fine ... non ho patito; ho mantenuto la corsetta nelle salite, quando mi accorgevo che il fiatone saliva allora rallentavo ancor di più;  in discesa in alcuni tratti ho fatto girare le gambe, in altri ho mantenuto la lucidità per evitare i molti pericoli (sassi, sconnesso, radici, semibuio, ecc.); ai ristori mi sono fermato (solo per bere acqua) e ... nei guadi ho immerso i piedi con soddisfazione.

Ottima l'organizzazione, parcheggi, ritiro pettorali (per i preiscritti praticamente non c'era coda), segnalazione percorso (nel punto dove lo scorso anno avevo sbagliato percorso, fatto capitato anche ad altri che avevano girato in prova, sono stati tirati dei nastri e posizionati due addetti), ristoro finale con torte casalinghe e pizza, pastasciutta e cucina locale (quest'ultima extra-prezzo-iscrizione), però bisogna dire che è più "facile" organizzare quando i partecipanti non sono numerosissimi. Non ho assistito al concerto finale perchè la stanchezza mi ha consigliato di mettermi in viaggio allo scader della luce.

Guardando il classico pelo ecco un paio di note, una perchè nei ristori lungo il percorso i sacchetti per i bicchieri vuoti erano posizionati troppo vicini ai tavolini, per cui a terra dopo c'era una desolazione; un'altra riguarda le segnalazioni dei km che non ho più visto dopo i primi 4, ma questo forse dovuto ai miei occhi ... felpati dalla fatica.
Il mio tempo finale di 1h16' dice poco, i complimenti devono andare sia a chi finisce in meno di 50 minuti sia a chi impiega 3 ore (Donatella con in braccio Belle distrutte entrambe).

Ai vecchi lettori del blog, che ritrovo sempre con piacere, se ne aggiungono in continuazione di nuovi (e devo dire molto attenti a quanto scrivo), non li nomino perchè me ne dimenticherei qualcuno, li saluto tutti.

Adesso ritorno alle prime frasi del post.
Oggi ho corso una gara che non era nelle mie possibilità attuali, l'ho corsa perchè la testa mi diceva che dovevo correrla, l'ho corsa perchè portavo il numero 1 ed a modo mio l'ho onorato; alla fine ero stanco ... il giusto, ma soddisfatto.
Chi mi ha guidato?
Venanzio Pini probabilmente.