A volte impiego un po' di tempo per costruirmi un'opinione su qualcosa, fino a quando arrivo ad una convinzione.
Purtroppo (o per fortuna) si invecchia, ci si rende conto che niente sarà più come prima, e se si vuole continuare con qualcosa bisogna adattarlo alle proprie caratteristiche, che non sono uguali per tutti.
Ad un certo punto diventa difficile raccapezzarsi con le modalità di allenamento, trovare quel giusto equilibrio fra il "troppo" ed il "troppo poco".
Solo adesso, ad un anno esatto dalla Camignada, mi sono reso conto di avere continuato da una parte a caricare troppo e dall'altra a scaricare con periodi di "fermo" troppo lunghi.
Si, ho bisogno di maggiori recuperi.
Quello che in precedenza definivo "recupero attivo" cioè ad esempio la blanda corsetta fra una ripetuta e l'altra, oppure la seduta di lento inserita fra due allenamenti impegnativi, oppure lo scarico del lunedi dopo una gara tirata, devo farlo diventare RIPOSO a tutti gli effetti, pena un sovraccarico difficilissimo poi da smaltire.
Però, all'incontrario, periodi di recupero troppo lunghi diventano dannosi perchè fanno perdere le qualità che solo gli allenamenti continui mantengono vive, qualità che poi non si riprendono più.
Qualcosa si riesce a recuperarlo, solo qualcosa però.
Adesso, praticando gli allenamenti con buona continuità, praticamente un giorno si ed uno no, ed inserendo solo una seduta settimanale di "qualità", sento che gambe ricominciano a girare bene, solo a sensazione però, perchè "i tempi" rimangono comunque lontani.
Desidererei leggere gli studi specifici sui recuperi di qualche allenatore importante, ad esempio Massini o Pizzolato, di quelli che per professione seguono anche i più "maturi", ma sicuramente questi segreti se li tengono stretti stretti, destinati unicamente alle loro tabelle a pagamento, segreti che inseguirò e cercherò di rendere pubblici.
Ma forse, e continuo a ripeterlo, ognuno è un caso a sè.
05 agosto 2010
I recuperi
5.8.10