14 agosto 2010

Schievenin 2010 - Sagra della trota con corsa

Prime parole dedicate ai ragazzini, oggi a Schievenin hanno corso veramente in tanti, sintomo di una  montagna viva nei suoi insegnamenti, che costringe a grandi fatiche importanti per crescere.

Come dicevo, che sia "smaltire" la parolina magica una volta superati i 50 anni?
Impossibile per me smaltire in 6 giorni la faticata di domenica scorsa a Melere, come avvisaglia in settimana due pseudo-allenamenti interrotti a metà a causa di gambe molli e fiacchezza, ecco che su ulteriori 9km belli tosti non potevo avere nessuna pretesa.

Il crollo è arrivato dopo un kilometrino, nel bel mezzo di una lunga scalinata sempre corsa gli anni scorsi, mentre stavolta cuore/fiato/gambe sono arrivati presto alla saturazione e mi hanno lasciato le forze solo per una camminata veloce, in seguito questo svuotamento è continuato sugli altri strappetti con dure pendenze. Aspettavo di riprendermi nella lunga discesa ed invece un paio di scivolate sul fondo umido mi hanno fatto capire che mancava la forza per trattenere i piedi, per cui ho preferito non rischiare. All'inizio di un tratto più corribile ho riprovato ad aumentare, a quel punto è stata la schiena a ribellarsi urlandomi che stavo pretendendo troppo, così ho corricchiato fino al termine.

Solo adesso, scaricandomi i dati di quota dal Garmin, mi rendo conto che il dislivello è identico a quello di domenica scorsa, solamente che a Melere la salita era diluita su 5 km mentre oggi era su 2,5 km, quindi esattamente il doppio di pendenza, e questo mi tira mooolto su il morale.

In queste gare montane il: "ma chi me lo fa fare" non mi passa minimamente nei pensieri, so bene che qualche soddisfazione la trovo sempre, a cominciare dall'ossigeno respirato a pieni polmoni sul Col di Dante (non il sommo poeta ma il nome dell'ultimo abitante di quel luogo), continuando con nelle orecchie il gorgogliare del torrente Tegorzo, proseguendo ecco il vero ristoro regalato da una fontana con il suo getto di pura acqua gelida, ed alla fine, subito dopo la sudata, l'immancabile anguria.

Oggi mi aspettava anche un pranzetto a base di trota.
Solitamente non mangio questa specie di pesce, sono abituato a quello d'acqua salata e tutto ciò che proviene dall'acqua dolce lo trovo insipido; però a Schievenin la trota si fa sagra, la imbottiscono con un particolare mix di aromi, tanto che diventa una prelibatezza quando la cuociono ai ferri o la trasformano in sugo per pasta. Chi ha detto che carne e pesce non stanno bene nello stesso pasto? Vi garantisco che salame insaccato artigianalmente usando carne di maiale allevato in montagna (il defunto per giusta causa si chiamava Serafino) seguìto da formaggi di vera malga (non di quelli prima comperati al supermercato e poi spacciati tali) offrono sapori non raccontabili.
Risultato?
La fotografia è crudele, implacabile, impietosa.
Per ritornare ad essere camoscio, e non più bue da fatica, dovrei "smaltire" (rieccola la parolina) quei 3-4 kiletti di zavorra che continuo a portarmi a spasso, ce la metterò tutta per riuscirci prima della Venice.
Con i presupposti descritti penserete: "Impossibile!"
Proverò a mangiare di meno durante la settimana, lasciandomi libertà domenicali.
E' difficile trovare il giusto equilibrio, se si mangia poco ecco che mancano le forze, se si mangia un po' di più ecco che arrivano i kili. Qualcuno dirà: "bisogna mangiare "meglio", vi garantisco che con cuoca Donatella si sgarra ben poco, comunque ... ci proverò.