02 gennaio 2013

Le "zampe" anteriori delle gazzelle africane

Oggi parlo di "stile della corsa", ed in particolare del movimento delle braccia.

A noi "diversamente giovani" hanno insegnato che il fondista/maratoneta, durante la sua corsa, deve avere un consumo di energie più basso possibile.
Restringendo il discorso alle sole braccia, i gomiti dovrebbero avere una certa angolatura (qualcuno l'ha anche misurata in 80-90°), il movimento logicamente dovrebbe andare ad accompagnare il ritmo, le mani rilassate, ecc.
Invece avete osservato le Etiopi dell'ultima generazione?
Quelle che stanno vincendo praticamente tutto?
Hanno stravolto la posizione delle braccia, tengono i gomiti vicini al busto, ed un angolo del gomito acuto che porta l'avambraccio quasi verticale, così la mano arriva all'altezza del mento; addirittura la vincitrice dell'ultima Venicemarathon ogni tanto portava la mano destra a toccare la fronte: un tic o una rigida imposizione assimilata negli allenamenti?

Ho provato a farlo anch'io durante gli allunghi finali degli allenamenti, è una cosa stranissima stravolgere lo stile della propria cosa, ed è anche divertente. Le prime volte il movimento è innaturale, goffo, fa sbilanciare; insistendo ecco che i movimenti diventano più fluidi, sta al tempo farli diventare spontanei.

Foto 1 : Tiki Gelana la vincitrice della maratona alle Olimpiadi di Londra
Foto 2 : Il quintetto con le prime, notate che anche le keniane tengono l'avambraccio che sta salendo molto aderente al busto, quindi la mano molto alta, mentre il braccio opposto va a compiere un gesto molto largo, a differenza delle Etiopi che rimangono sempre "aderenti", quindi meno "sprecone".