22 maggio 2013

Più sù!

Cosa spinge a salire sempre più in alto?
Non praticherei mai l'alpinismo, non affiderei mai la mia vita ad un chiodo, ad una corda, ad un imprevisto che purtroppo arriva troppo spesso.
Eppure mi piace salire, più sù!
Dietro alla cima di un monte c'è sempre un'altra valle, e poi un'altro monte, e così via.

Il Monte Tomatico sovrasta la città di Feltre, casa mia è sull'altro versante di  un gruppo di cime che lo circonda; decido di raggiungerlo, di corsa.
Dentro al bosco il sopraggiungere dell'arietta fredda non preannuncia niente di buono.
Quando gli alberi terminano ed iniziano i prati verdi con i cespugli di pino mugo, significa che sono arrivato in quota. Dietro ad un crinale appaiono malghe che finora non avevo mai raggiunto, ma proprio sulla cima del Tomatico si sta formando una nuvolaccia nerastra, che l'arietta di prima aveva segnalato. Meteo disgraziato, parti con il sole e poi ... cambia tutto.
Cambio l'obiettivo, impossibile risalire un'altra cresta correndo, il sentiero non esiste e salgo come gli stambecchi, per campi. La nuova meta è una capannina costruita quasi sul crinale, sopra a dei pali, sembra un osservatorio per animali, sarà il mio rifugio nel caso quella nuvola nerastra inizi a dirigersi proprio verso di me. La raggiungo ... LA PORTA E' CHIUSA CON UN LUCCHETTO! Ma di cosa hanno paura? Sinceramente, se mi trovassi in difficoltà e dovessi ripararmi, non esiterei a scassinare quella debole serratura.
La nuvolaccia si forma in continuazione ma viene spostata in direzione opposta a dove sono io, per riparami dall'arietta è sufficiente il giubbino, e la corsa continua.
Cosa spinge a salire sempre più in alto?
Arrivo al crinale, il Garmin segnala il superamento dei 1500 mt, si apre questo paesaggio: (clicca sopra all'immagine per ingrandirla)

l'emozione è grande, le nuvole nascondono l'orizzonte, non riesco a dare un nome a tutti i monti che ho davanti, però qualcosa lo intuisco.
Il Monte Avena, e giù Fonzaso e Seren del Grappa.

Mi fermo poco, il raffreddamento è veloce, la corsa continua, scendo, ancora bosco, stavolta sentiero ben segnalato, Alta Via n.8, sentiero 844 ... se la chiamano "Alta Via degli Eroi" ci sarà un motivo; poi ancora su, su, riesco dal bosco in un altro crinale.
Laggiù Val di Prada, brevi squarci di sole, devo "tirare" al massimo il teleobiettivo della macchina fotografica per distinguere casa mia (clicca sopra all'immagine per ingrandirla)

Non capisco bene dove mi trovo, le nuvole che mi circondano non me lo permettono, però vedo il sentiero lungo le creste ... quello che osservando da giù intuivo ci fosse:
HO RAGGIUNTO UNA DELLE MIE METE!

Giro completo in 2 ore e mezza, prima ora tutta di corsa, seconda ora mista, i polpacci si rifiutavano di spingere nelle salite, mentre le discese erano agevoli. Ultima mezz'ora tutta di discesa, sempre con concentrazione alta, è bastato un attimo di disattenzione in cresta, quando uno squarcio di sole ha illuminato Prada attirando il mio sguardo, praticamente da fermo, per ritrovarmi con il culo a terra.
Per fortuna la cresta è larga ed il sentiero su terra ed erba, quasi senza sassi.
Lezione: O si corre e si sta attenti, o ci si ferma e si fa godere lo sguardo.
Rimane la domanda: Cos'è che mi fa salire sempre più in alto?