12 giugno 2013

Perso! (Pensieri in allenamento)


Non è tutto positivo.
Per fare il lungo settimanale scelgo un nuovo percorso, lo studio per bene sulle cartine.
Dopo 1h e mezza di tutta salita, con la parte finale ripidissima su sentiero nel bosco, al passo, adesso lascio girare le gambe in discesa.
Giù! Giù!
La carreggiabile si divide, guardo la cartina, inizia un sentiero dentro al bosco, descritto come numerato, ma non vedo il minimo segno; anche per dove ero salito non c'erano segni, la traccia sul terreno era evidente, inequivocabile, solo in cima avevo trovato dei cartelli.
Adesso la traccia è meno distinguibile, spesso nascosta dalle foglie, ad un certo punto incontro alberi rovesciati verso valle, sradicati, uno smottamento.
Li raggiro, ritrovo la traccia, proseguo per un bel po', sempre in forte discesa.
Sono stanco, continuo a correre ma devo rimanere concentrato per tirare su i piedi, per non inciampare.
Giù! Giù!
"Ma dove aaazzz sono?"
La mazzata arriva dalla constatazione che nelle nostre montagne non sono più gli uomini del CAI a tracciare i sentieri, adesso l'incarico se lo sono appaltato ... i cinghiali. Le loro tracce sono nitide, non è più lo stesso sentiero che percorrevo prima.
"Mi sono perso!"
Solitamente ho un buon senso dell'orientamento, però sono immerso in una nuvola bassa che scurisce tutto, non mi fa vedere oltre gli alberi del bosco, e senza l'aiuto del sole e delle ombre nascono dubbi: “Dove mi trovo? Ritorno indietro, seguo la traccia del Garmin”
Risalgo fino allo smottamento, alla carreggiabile, ritiro fuori la cartina: "Se prendo l'altra direzione vado da tutt'altra parte, per di qua è corretto!"
Ritorno sul sentiero precedente, la stanchezza si fa sentire, quando la traccia termina scelgo di scendere dentro al bosco, camminando, senza sentiero: "Arriverò ben in qualche fondovalle, non devo essere lontano" indosso la giacca, non provo freddo.
Mi si presentano davanti delle rocce, degli strapiombi, devo raggirarli in orizzontale: "Adesso non capisco se mi sto allontanando o avvicinando!"
Il pensiero va a chi mi sta attendendo a casa, telefono: "Ciao Donatella, tutto bene, non ti preoccupare, solo che ritarderò il rientro, non so di quanto ... MI SOONOO PEEERSOOO!!!"
Anche la bussola non serve a nulla, non saprei verso quale direzione andare ... o ritornare un'alta volta indietro? ... è la stanchezza che sceglie la discesa.
Ecco un'altro sentiero, ancora tracciato dai cinghiali, lo seguo sempre in discesa, mi fido del loro istinto.
Passo avvallamenti molto stretti fra le rocce, ripidi: "Se ci sono passati loro ci passerò anch'io!".
Finalmente un segnale d'umanità, trovo l'inizio di una fune d'acciaio, una teleferica usata per calare la legna: "In qualche modo gli uomini arriveranno fino a qua sopra!"; cerco, ma di sentiero "umano" nessuna traccia.
Ed allora ancora giù camminando dentro al bosco, sento rumori dal fondovalle, rumori d'auto, di "lavori in corso" : "Aazz, ma questi non sono i rumori soliti della mia valle, sono rumori "industriali", DOOVEEE SOONOOO?? DOOVEEE STOO ANDAAANDOOO???"
Piove, un cane abbaia, lontano, molto lontano, sembrerebbe quasi Wendy, però è impossibile che sia fuori casa sotto all'acqua: "Maledetta nuvola, i suoni si amplificano, continuo a non vedere oltre gli alberi".
La traccia mi fa girare ancora attorno alla montagna, quasi in orizzontale, il passaggio dei cinghiali ha reso il fondo molto morbido e senza sterpi, riesco a correre, a "far strada", cambiano i rumori di fondovalle, adesso solo lo scrosciare di un torrente: "così rumoroso può essere solo il Tegorzo".
Tiro un sospiro di sollievo, finalmente trovo una mulattiera, in forte discesa, esco dal bosco ma continuo ad essere immerso nella nuvola, la pioggia si fa più intensa, la carrareccia si divide in due: "E adesso quale direzione prendo? E' inutile che guardi la cartina, non ho la minima idea di dove mi trovo!"
Logicamente vado dalla parte sbagliata, dopo un po' si interrompe in un'area deposito di legname.
Mi viene anche da ridere: “Chi solitamente si allena in piano sostiene che i saliscendi “tagliano le gambe”, a questo punto dovrebbero essermi rimasti solo due moncherini”.
Risalgo, scendo nell'altra direzione, la pioggia aumenta, girando attorno alla montagna la nuvola bassa all'improvviso svanisce, appaiono case sull'altro lato della valle, tiro un sospiro di sollievo, davanti a me il paese conosciuto, sono un po' più alto della chiesa, completamente fuori dal percorso preventivato, però adesso la strada è chiaramente quella del ritorno.
Ufff ... alla fin fine mi è andata bene.
Dopo 3 ore e 15' arrivo dove avevo parcheggiato l'auto, dovevo fare 2h e mezza.
Questo non è il tipo di corsa che intendo io, ho camminato troppo, nella prima parte la salita era troppo ripida e sconnessa, su sentiero, impossibile correre, nel ritorno idem, dentro al bosco il rischio d'inciampare era troppo grande. Non mi sono mai sentito in pericolo, però l'adrenalina è salita ... e così non mi piace, oggi ho sbagliato in pieno la scelta del percorso, vabbè, le alternative non mi mancano.