14 agosto 2008

Mercoledi 13 agosto - ore 18,30

Corro … corro …
La solita oretta. I soliti chilometri. Le solite strade.
Corro … corro …
Immerso nei soliti pensieri.
Le cose di famiglia, il lavoro, il piede che fa male, la prossima gara.
Corro… corro…
Il vento alle spalle. Sempre più forte.
Il cielo diventa nero. Sempre più nero.
Le prime gocce di pioggia. Sempre più pioggia.
La solita sfiga nera, come al solito inizia a piovere
quando sono sul punto più lontano del percorso.
Mi calo il frontino del berretto sugli occhi,
abbasso la testa, lo sguardo verso terra.
Per evitare l’enorme fastidio che mi crea l’acqua sugli occhiali.
Per evitare le buche. Per evitare i rami che iniziano a cadere.
Mi fermo? Nooo!
Via, più veloce per ritornare a casa.
Via, il vento mi fa quasi volare.
Il tutto dura non più di cinque minuti.
Poi qualcosa mi dice di rialzare la testa.
Le nuvole nere si parano davanti
Alla mia sinistra inizia formarsi un arcobaleno.
Rallento.
In pochi attimi l’arco multicolore riempie tutto il cielo.
Più veloce di Carl Lewis. Nitidissimo.
Subito dopo sopra a quello se ne forma un’altro.
Meno nitido, offuscato, più grande.
Due arcobaleni assieme li avevo già visti altre volte,
però è imperdibile, quasi mi fermo.
Ma dura poco, troppo poco, e così come si sono formati … svaniscono.
Questi sono gli spettacoli che regala il nostro sport.

Il giorno dopo leggo sul giornale che a poca distanza da dov’ero io si era formata una tromba d’aria che ha scoperchiato case, sradicato alberi secolari caduti su automobili, per fortuna niente feriti.

Nello stesso istante, quello che per me è stato un momento di poesia per molti altri era un momento di terrore.

immagine trovata in rete