Il campo di atletica che frequento (in foto a destra) ha nelle vicinanze alcune scuole superiori.
Essendo sempre aperto, grazie alle tiepide mattine autunnali, alcuni insegnanti di educazione fisica ci portano le scolaresche.
Io sto approfittando della libertà che adesso mi lascia questo “infortunio” al braccio per fare al mattino i miei allenamenti, e al campo mi presento o per le ripetute oppure per concludere le sedute di lento con allunghi fatti in tranquillità, senza dover porre attenzione al traffico o alle condizioni del fondo stradale.
Dunque quando ci arrivo storco un po’ il naso se dentro ci trovo una massa di ragazzotti disordinati e caciaroni. Dentro di me pretenderei che almeno rispettassero alcune regole. come percorrere la prima corsia nel senso corretto e non in quello contrario, oppure non fermarsi improvvisamente o attraversare mentre sto arrivando a ritmo elevato.
Però dopo poco quei gruppi allegri e colorati mi cambiano il morale, intuisco che nessuno pratica atletica e mi viene da sorridere quando vedo qualcuno che scoppia su un unico 400 lento (mentre io ho già una valanga di km alla spalle) oppure se qualcun’altro lo sorpasso mentre io sono in fase di recupero. Sorrido anche quando dopo un giro si fermano trafelati e sento l’insegnante che li paragona ai miei continui passaggi, e qualche volta parte anche un applauso forse per prendermi in giro (in questo caso sarebbe l’unico modo che hanno per letteralmente “prendermi in un giro”). Mi rallegrano anche quelli che indossano le maglie variopinte delle squadre di calcio e che corrono con l’andatura “impalata” tipica del riscaldamento dei calciatori.
Mentre mi intristiscono tutti gli insegnanti, nessuno osa mai cimentarsi in qualche passo di corsa, forse hanno paura di brutte figure?
Peccato che questa stagione duri poco.
Peccato che gli insegnanti non insistano.
Peccato, il futuro di questi ragazzi dipenderà dalle loro mani, dalle loro teste, difficilmente dalle loro gambe.
27 settembre 2008
di mattina al campo di atletica
27.9.08