Non fraintendete il titolo del post.
Parlando di "more" non intendo ... donne, ma quei frutti neri che in questo periodo stanno maturando nei rovi.
Io sono attratto da quanto la natura offre spontaneamente seguendo i suoi ritmi biologici.
Non resisto a noci e nocciole che in autunno cadono dagli alberi anche se il 90% delle volte le ritrovo marcie o già abitate da qualcuno che se le sta gustando prima di me.
Ma non sono un "assatanato", di quelli che ne fanno incetta per marmellate casalinghe, me ne sono sufficenti un paio tanto per gustarmene il sapore.
Dopo il periodo di fragole, mirtilli, lamponi adesso tocca alle more.
E questo cosa centra con la corsa?
Abito nell'immediata periferia di una città, ed è sufficente che mi allontani di poche centinaia di metri dalla strada principale superaffollata per ritrovarmi in aperta campagna.
In questo periodo i rovi stanno esplodendo di frutti che a prima vista sembrerebbero tutti uguali, ed invece ... no.
Una pianta in particolare ne offre diverse dalle altre; grosse, dolcissime, una vera delizia per un palato assetato che se le ritrova al 34°km oppure alla sera, al ritorno da un faticoso allenamento "dopolavoro", e la sosta è immancabile (rifornimento di zuccheri, no?).
Tempo fa mi è capitato un incontro particolare, che i troppo pensieri sopraggiunti in seguito hanno accantonato in un'angolo della memoria facendolo uscire solo ora.
Questo rovo è posto alla fine di un lungo rettilineo, per cui ho potuto seguire tutta la scena.
Mentre mi stavo avvicinando ho notato una bicicletta appoggiata sul lato della strada ed una persona seminascosta dai rami. Vedendomi arrivare cercava goffamente di nascondersi, quasi stesse rubando qualcosa, ma quando ha capito che oramai l'avevo inquadrata si è leggermente allontanata dal cespuglio.
Ho così distinto un ragazzo di 14/15 anni dai tratti somatici tipicamente indiani (o di quelle zone), teneva la testa chinata sulle le mani giunte a conchetta, se le stava annusando quasi in preghiera, o forse stava veramente pregando?
Avvicinandomi ancora di più ho notato che aveva il volto rigato da lacrime.
L'incrocio è durato un attimo, ed allontanandomi il mio pensiero è andato alle migliaia di km che separano quel ragazzo dalla sua terra d'origine che, forse, gli veniva ricordata da quel profumo di more.
More che un po' vengono raccolte, ma per la maggioranza il nostro raggiunto benessere lascia abbandonate a rinsecchire.
21 luglio 2009
Le more
21.7.09