I nostri muscoli sono dei veri e propri elastici, di tipo particolare.
Solo con il continuo uso rimangono tonici e flessibili, mentre lasciandoli inattivi si afflosciano ed irrigidiscono.
Anche una ripetizione continua e sistematica di movimenti sempre uguali causa un'assuefazione che genera un limite, e questo piano piano diventa insuperabile, se ci aggiungiamo anche l'inesorabile avanzare dell'età ecco che vediamo anziani che si muovono rigidi e a scatti quasi come dei robot.
Fare sistematicamente attività sportiva aiuta molto, però anche nella corsa troviamo ripetizioni continue degli stessi gesti, ed ancora peggio se il nostro modo di correre non lo variamo mai e ci ostiniamo a ripetere sempre gli stessi allenamenti, sempre uguali.
Questa volta però non voglio parlare dell'utilità delle ripetute o dei medi, ma farvi riflettere ancora sullo stretching.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: fatelo, fatelo, fatelo.
Fatelo prima, durante la fase di riscaldamento (qualcuno penserà: "magari avercelo il tempo di farlo, il riscaldamento"); fatelo dopo come defaticamento; e fatelo anche se non correte, quando non avete voglia di uscire ma sentite il bisogno di un momento di tranquillità ... attiva.
Qualcuno asserisce che può risultare dannnoso, si, ha ragione, se viene fatto in malo modo però.
Ed allora per farlo bene ecco i due punti principali:
1) Scoprire i propri limiti.
Arrivare lentamente ad applicare distensioni lievi, senza stiramenti forzati e dolorosi. Sono le forzature che provocano i danni, specialmente fatte dopo allenamenti o gare intensi, durante i quali il muscolo ha subìto microtraumi ed è già lesionato di per se stesso. Agite coscientemente, non sbadatamente, concentratevi su quello che state facendo, sul muscolo interessato, appena sentite che "va in tiro" vi potete arrestare là, non serve andare oltre, è sufficente applicare quella lieve tensione per una trentina di secondi. Assieme alla fase dell'esecuzione vera e propria diventa altrettanto importante quella "di approccio".
Ultimamente per eseguirlo viene usato un modo più dinamico, più energico, lo sconsiglio sopratutto agli amatori. Noi siamo l'emblema del "fai da te", ci arrangiamo su tutto, ed invece quelle particolari "mosse" è bene applicarle seguìti da preparatori specifici; probabilmente (o sicuramente) sono più utili, però lasciamole ai professionisti ed accontentiamoci di quel poco/molto che comunque riusciamo a fare nel nostro piccolo.
2) Niente fretta. Lo so che è difficile ricavare il tempo da una giornata, lo so che pochi possono permettersi di fare come me ora e dedicargli una mezz'oretta praticamente ogni giorno, però pensateci su, il togliere alcuni minuti dalla corsa trasformandoli in maggiore calma nell'effettuare gli esercizi, mettendovi comodi nella ricerca delle posizioni adatte, degli appoggi, del rilassamento, significa solo ... relax.
Vi garantisco che facendolo sistematicamente il beneficio che ne riscontro è reale, anche visibile.
Ad esempio dopo un mesetto di pratica giornaliera mi rendo conto che riesco a flettere sempre di più la mia schiena martoriata; inoltre alla serie di esercizi in immagine ne aggiungo tre per il collo (chi non soffre di cervicali?), con torsioni e stiramenti laterali, e vedo che pian pianino la testa mi "gira" sempre di più (e non è dovuto al vino che ho quasi eliminato).
Cosa cerchiamo noi?
Qual'è il fine per il quale corriamo?
Un nostro benessere?
Ecco che qualche minuto di "fatica" trasformato in "rilassamento" ce lo migliora.
Non ho mai praticato Yoga, però credo che il beneficio finale sia paragonabile.
Solo con il continuo uso rimangono tonici e flessibili, mentre lasciandoli inattivi si afflosciano ed irrigidiscono.
Anche una ripetizione continua e sistematica di movimenti sempre uguali causa un'assuefazione che genera un limite, e questo piano piano diventa insuperabile, se ci aggiungiamo anche l'inesorabile avanzare dell'età ecco che vediamo anziani che si muovono rigidi e a scatti quasi come dei robot.
Fare sistematicamente attività sportiva aiuta molto, però anche nella corsa troviamo ripetizioni continue degli stessi gesti, ed ancora peggio se il nostro modo di correre non lo variamo mai e ci ostiniamo a ripetere sempre gli stessi allenamenti, sempre uguali.
Questa volta però non voglio parlare dell'utilità delle ripetute o dei medi, ma farvi riflettere ancora sullo stretching.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: fatelo, fatelo, fatelo.
Fatelo prima, durante la fase di riscaldamento (qualcuno penserà: "magari avercelo il tempo di farlo, il riscaldamento"); fatelo dopo come defaticamento; e fatelo anche se non correte, quando non avete voglia di uscire ma sentite il bisogno di un momento di tranquillità ... attiva.
Qualcuno asserisce che può risultare dannnoso, si, ha ragione, se viene fatto in malo modo però.
Ed allora per farlo bene ecco i due punti principali:
1) Scoprire i propri limiti.
Arrivare lentamente ad applicare distensioni lievi, senza stiramenti forzati e dolorosi. Sono le forzature che provocano i danni, specialmente fatte dopo allenamenti o gare intensi, durante i quali il muscolo ha subìto microtraumi ed è già lesionato di per se stesso. Agite coscientemente, non sbadatamente, concentratevi su quello che state facendo, sul muscolo interessato, appena sentite che "va in tiro" vi potete arrestare là, non serve andare oltre, è sufficente applicare quella lieve tensione per una trentina di secondi. Assieme alla fase dell'esecuzione vera e propria diventa altrettanto importante quella "di approccio".
Ultimamente per eseguirlo viene usato un modo più dinamico, più energico, lo sconsiglio sopratutto agli amatori. Noi siamo l'emblema del "fai da te", ci arrangiamo su tutto, ed invece quelle particolari "mosse" è bene applicarle seguìti da preparatori specifici; probabilmente (o sicuramente) sono più utili, però lasciamole ai professionisti ed accontentiamoci di quel poco/molto che comunque riusciamo a fare nel nostro piccolo.
2) Niente fretta. Lo so che è difficile ricavare il tempo da una giornata, lo so che pochi possono permettersi di fare come me ora e dedicargli una mezz'oretta praticamente ogni giorno, però pensateci su, il togliere alcuni minuti dalla corsa trasformandoli in maggiore calma nell'effettuare gli esercizi, mettendovi comodi nella ricerca delle posizioni adatte, degli appoggi, del rilassamento, significa solo ... relax.
Vi garantisco che facendolo sistematicamente il beneficio che ne riscontro è reale, anche visibile.
Ad esempio dopo un mesetto di pratica giornaliera mi rendo conto che riesco a flettere sempre di più la mia schiena martoriata; inoltre alla serie di esercizi in immagine ne aggiungo tre per il collo (chi non soffre di cervicali?), con torsioni e stiramenti laterali, e vedo che pian pianino la testa mi "gira" sempre di più (e non è dovuto al vino che ho quasi eliminato).
Cosa cerchiamo noi?
Qual'è il fine per il quale corriamo?
Un nostro benessere?
Ecco che qualche minuto di "fatica" trasformato in "rilassamento" ce lo migliora.
Non ho mai praticato Yoga, però credo che il beneficio finale sia paragonabile.