30 ottobre 2013

Venicemarathon 2013: considerazioni, numeri e TV

Sottotitolo: Venicemarathon 2013: fonte di ispirazioni.

Lo avevo già detto, sto registrando i numeri delle più importanti maratone italiane, se vi interessano a fine post trovate i link.

Oggi mi concentro sulla Venice Marathon, tradizionale meta podistica dell'ultima domenica di ottobre, purtroppo mettendo da parte la poesia che si ricava dalle immancabili emozioni.
Quest'anno NON è stato raggiunto il numero di iscrizioni preventivato, quando fino all'anno scorso le iscrizioni chiudevano a maggio per saturazione, questo sebbene non abbiano applicato l'aumento economico della quota di solito inserito progressivamente con l'avvicinarsi alla data di partenza.
Cosa sta accadendo al popolo podistico? Disistima verso la manifestazione specifica? Affievolimento della "voglia di maratona" più in generale? Cambio di strade? (inteso sia come ricerca di percorsi meno asfaltati, sia come voglia di novità) Fattore economico congiunturale? (sempre tenendo presente quel "non aumento" del costo d'iscrizione).
Troppo facile dare la colpa SOLO "alla crisi", andando a ben vedere non è proprio così.

Di fatto i freddi numeri dicono che alla Venice di quest'anno i 5344 arrivati sono meno dei 5934 dell'anno scorso, nonostante il freddo e la pioggia del 2012 ed il conseguente elevato numero di ritiri.
Dichiarare alla vigilia quasi 8000 iscritti significa che oltre 2500 sono ... svaniti? Considerato che i ritirati reali nel corso della gara sono stati poco più di un centinaio significa che 2400 iscritti hanno rinunciato alla partecipazione? Non ci credo, sono troppi. Ho più la sensazione che si sia cercato di mostrare a "qualcuno" (sponsor? Enti pubblici ed economici?) un Evento che nella realtà è sgonfiato di circa 1/3.
Negli ultimi anni alcune cose sono cambiate.
A mio parere attualmente è molto difficile, se non impossibile, abbinare le esigenze dell'indotto (che in sostanza sono: notti negli alberghi, pranzi nei ristoranti, spese nei negozi, quindi molto legate alla situazione economica) all'esigenza di far numeri d'iscrizione, che invece richiede maggiore presenza e legami al territorio, quel territorio che, se va bene, all'indotto ritorna solo una birra o un caffè presi al bar.
Ecco la vecchia Expo diventare l'emblema dell'insieme, e di questo ne riparlerò, dovrei dilungarmi ed uscire dal tema.

Ammetto che le mie sono solo impressioni parziali, dal mio osservatorio ho il privilegio di vedere "cosa cercano" i podisti (mi aiuta Analytics analizzando i movimenti di quasi 80.000 accessi mensili al Calendario), ma riesco a capire solo in parte "cosa poi trovano".
Nella stessa giornata, altri organizzatori Veneti hanno avuto il coraggio di proporre qualcosa di diverso, sono state inserite una decina di alternative fra competitive e non, collinari, CPT, per beneficenza, Trail; corse arrivate ex novo o spostate di data senza timori referenziali verso la Regina, che hanno ben saputo ben cogliere l'attimo, ottenendo ottimi successi di partecipazione.
Così rilevo una necessità di novità continue, di cambiamenti, collegati a quella “mobilità” che fa parte di una mentalità podistica pura che si sta affrancando sempre di più (ulteriore tema da ritrattare).
Sono sempre di meno i podisti che una manifestazione riesce a fidelizzare, per quanto bella, ben organizzata, ed emozionante sia.

E poi la TV; domenica sono ritornato a casa, l'ho accesa proprio nel momento dell'arrivo di Lalli, avevo ancora addosso l'adrenalina della corsa appena fatta e subito mi è toccato sentire Pizzolato che ha motivato una, a suo dire, non brillante prestazione dell'italiano con le difficili condizioni meteo, come se chi era arrivato poco prima di lui non le avesse avute identiche (i keniani sono abituatissimi alle nebbie padane?). Lalli dopotutto si è classificato terzo al suo esordio in maratona, e si sa bene che a Venezia non si corre "per fare il tempo", anche se comunque qualcuno riesce a migliorarsi (se lo stesso giorno quello avesse corso da un'altra parte si sarebbe migliorato ancora di più).
Poi, sempre lo stesso personaggio, eccolo a criticare la corsa scomposta e l'impostazione delle braccia delle atlete africane (avevo dedicato proprio a quest'ultimo argomento questo post), quando sono sempre loro a vincere tutto; MAGARI che LUI riuscisse ad allenare un'italiana così scomposta ma così vincente!
E che dire della RAI in generale? Esistono solo i primi 5 arrivati + Zanardi; andando oltre alla grande umanità e comunicatività di Alex, ecco cosa significa avere uno sponsor importante ... quanto è costata al Grana quell'intervista? (sfacciatamente dai! uuuhhh come sono cattivo!) E la trasmissione termina perché incombe L'EDIZIONE 1979 DEL GIRO D'ITALIA! (in quanti ne sentivano la necessità?)
E per fortuna che ai soliti 3 canali ne hanno aggiunti 2 dedicati esclusivamente allo sport; VERGOGNA!!!
Quei 2 canali si sono specializzati in vintage, nel riproporre ciclismo o partite di calcio d'altri tempi (se non addirittura sconosciute) in colorazioni sbiadite ... eppure noi il canone lo paghiamo ogni anno con soldoni belli nuovi.
Rientrando in tema, Bragagna è arrivato a definire "tapascioni avanzati" quelli che stavano chiudendo attorno alle 2h40', se la trasmissione continuava, usando lo stesso metro di valutazione, dove sarebbe arrivata la sua scala di paragone? Agli Zombie-walkers? Gradino ancora inferiore ai “moribondi” di Albanesi e a quei “dead runners” che si sono riuniti in società.

questo il post dello scorso anno che spiega i dati generali sulle maratone
questi i dati aggiornati.